domenica 5 luglio 2015

VILLA BADOER TRA ARTE E STORIA

  




Villa Badoèr detta la Badoera, è una villa veneta e si trova a Fratta Polesine in provincia di Rovigo. E' stata progettata dall'architetto Andrea Palladio nel 1554 e costruita tra il 1556 e il 1563 su commissione di Francesco Badoer. E' la prima villa in cui il Palladio utilizza pienamente un pronao con frontone a facciata, inoltre è l'unica villa realizzata dall'architetto vicentino nel territorio polesano.

Le sale del piano nobile sono finemente decorate da grottesche di bellissima realizzazione da parte del pittore Giallo Fiorentino.

Villa Badoer e le altre ville palladiane del Veneto è inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. 

La barchessa settentrionale della villa ospita il Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine.








 








Donata Badoer appartenente all'antica famiglia patrizia veneziana e antenata di Francesco, era figlia di Vitale Badoer e sposò Marco Polo da cui ebbe tre figlie: Belella, Fantina e Moreta Polo.



La prosperità economica di questa famiglia diede anche origine ad un modo di dire: pien come el Badoer per indicare una persona molto ricca.




Le giornate della Carboneria -XIV Edizione
7, 8 e 9 novembre 2015
Fratta Polesine


La rievocazione dei moti carbonari nella "Fratta austriaca" del 1818 e la loro repressione rappresenta un tributo alla nostra Storia risorgimentale e agli ideali che hanno sostenuto il concetto di Patria.




Pranzo offerto ai Carbonari da Cecilia Monti di Fratta


Nei giorni successivi al pranzo offerto ai Carbonari da donna Cecilia Monti di Fratta, i convitati vennero arrestati, processati e condannati al carcere duro dello Spielberg. 

Il conte Antonio Fortunato Oroboni, compagno di prigionia di Silvio Pellico che lo ricorda ne "Le mie prigioni", non sopravvisse agli stenti e morì dopo due anni.























Pranzo offerto a Carbonari da Cecilia Monti di Fratta

Nei giorni successivi al pranzo offerto ai Carbonari da donna Cecilia Monti di Fratta, i convitati vennero arrestati, processati e condannati al carcere duro dello Spielberg. Il conte Antonio Fortunato Oroboni, compagno di prigionia di Silvio Pellico che lo ricorda ne “Le mie prigioni”, non sopravvisse agli stenti e morì dopo due anni.


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