mercoledì 10 luglio 2013

EVELINA - FINE

Cominciava a capire Giulia, alla fine sua madre le aveva detto tutto, ora sapeva, c’erano molti modi di combattere, di resistere, sua madre l’aveva fatto a modo suo: salvando vite. Evelina odiava profondamente la guerra ma per fare quello che aveva fatto, non poteva dirlo apertamente. Molti non li conosceva, ne finita la guerra, ha cercato la gloria per quello che in coscienza pensava fosse giusto fare, e lo ha fatto. Non ne parlò mai nemmeno con Stefano suo marito, anche se da uomo intelligente, pensò Giulia, poteva intuire quello che stesse facendo Evelina, e che glielo lasciasse fare come forma di compensazione rispetto a ciò che doveva fare lui con il suo contegno pubblico conforme all’ordine di allora, fascista. Era una brava persona suo padre e aveva sempre protetto sua madre sia dalle dicerie di paese sia nei suoi viaggi a Trieste anche quando il pericolo era tangibile facendola sorvegliare a distanza. Ci teneva a lei e forse teneva anche a quello che stava facendo.




Giulia avrebbe voluto parlarne con suo padre dirgli di quanto fosse orgogliosa dei suoi genitori. Avrebbe voluto dirlo a suo marito e a suo figlio, di che stampo era nonna Evelina. Conoscendo sua madre capace che abbia salvato anche qualche tedesco in fuga.
Diceva sempre: io vedo davanti a me una persona, posso arrabbiarmi, ma come posso uccidere? Aveva avuto una mamma rivoluzionaria, più dei rivoluzionari combattenti: aveva usato la rivoluzione del cuore. L’eredità di Evelina a Giulia.


Ne rispettò la riservatezza, da quel momento sembrò avesse la luce negli occhi, era contenta di sé, del suo passato, capì l’insegnamento di sua madre. Conservò gelosamente i sandali con la zeppa di sua madre, e pensò che se ne sarebbe fatta fare un paio su misura, quel giorno chiamò Michele il nipote di Gianni. 



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